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La forte pressione dei cittadini, dei giovani neoalureati disoccupati (circa 1.500.000), ai quali si aggiungono professionisti che si stanno cancellando dagli ordini o albi in cerca di un lavoro più libero e con meno vincoli, come ad esempio  mediazione, collaborazion e consulenze  continuative contrattualizzate, stanno costringendo parlamentari italiani  ad una rivisitazione degli ordini o albi professionali. Così va interpretata  il nuovo DDl presentato dal senatore del Pdl Raffaele Lauro, componente della Commissione Affari Costituzionali per l’abolizione degli ordini professionali.  Il testo prevede espressamente la soppressione dall’articolo 33 della Costituzione e dell’esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio professionale.  “Questa è la prima e la più importante delle riforme liberali da realizzare, al più presto, nel nostro Paese, se vogliamo liberare energie per un nuovo sviluppo economico”, ha spiegato Lauro. “Gli ordini professionali si sono trasformati in corporazioni, che hanno il solo scopo di difendere ed amministrare privilegi acquisiti, cioè costi aggiuntivi per i cittadini e  mediocre qualità dei servizi”, ha sottolineato, “la Banca d’Italia ha stimato l’entità della rendita monopolistica degli ordini, che ostacola una vera concorrenza, nella misura di unici punti di pil in pochi anni, di cui ben cinque nei primi tre anni”.