Delusi quelli pensavano di fare affari con la mediazione, non hanno capito che i veri protagonisti sono i cittadini e i mediatori e non gli organismi di conciliazione, che saranno costretti sempre di più ad assumere responsabilità a fronte di irrisorie risorse. Taluni di questi, si stanno comportando come quelli che hanno avversato la mediazione ed hanno fatto di tutto SOLAMENTE per mantenere singole posizioni di privilegio e potere. I rappresentanti del Parlamento Europeo si schiera a difesa della Direttiva che ha istituita l’obbligatorietà per le controversie transfrontaliere fra gli Stati dell’U.E. e il 25 c.m, saranno presenti a Roma, per spiegare le ragioni del mantenimento dell’obbligatorietà. Viviane Reding, Vice Presidente e Commissario alla Giustizia della Commissione di Bruxelles, illustrerà ai convenuti i risultati del rapporto del “Doing Business In” (in questo rapporto l’Italia figura al 157 posto ), e dove gli esperti incaricati dall’Ue hanno stimato che in Italia basterebbe un tasso di successo del 4% perché la mediazione produca risparmi di tempo, e del 28% per risparmi anche sui costi. In Belgio, ove la giustizia funziona meglio, queste percentuali “salgono”, rispettivamente, a 9% e 44%. Facendo la media dei dati europei, negli Stati membri un tasso di successo del 19% produrrebbe risparmi di tempo, e del 24% risparmi anche di costi. Con un tasso di successo della mediazione stimato intorno al 70% in Europa, le conseguenze politiche sono scontate: la mediazione merita d’essere incentivata. Si parla non solo di obbligatorietà del tentativo di conciliazione, come in Italia, ma anche di parziale restituzione del contributo unificato, come in Polonia, o di richiesta al giudice di motivare, nelle cause pendenti, il mancato invito alla mediazione, come in Bulgaria.