L’albero della mediazione civile è ogni giorno attaccato da “infestanti” appartenenti a categorie professionali, che non vogliono il bene dei cittadini. Il messaggio lanciato al ministro Alfano, dall’A.N.P.A.R. (Associazione Nazionale per lArbitrato & la Conciliazione) è chiaro, “rendere obbligatorio”, prima dell’azione ordinaria, il tentativo di conciliazione per tutti i diritti disponibili, e lasciare che la volontà delle parti sia sovrana nel voler conciliare o meno.
E’ un modo troppo elementare, oggi ,parlare di conciliazione da parte di chi fin dal 1999 doveva intervenire e non è intervenuto o meglio ha detto bene della conciliazione fino a pochi mesi fa, salvo a dir male ora perchè, i cittadini “informati” preferiscono conciliare piuttosto che attendere lunghi e costosi processi. E’ talmente piena di cavilli la difesa “classista” da far pensare che questi ce l’hanno contro tutti coloro che contribuiscono a dare una chiara visione di come versa la giustizia.
Chi tenta di inasprire lo scontro – sulla crisi attuale della giustizia oggi – con dure prese di posizione non fa altro che aggravare lo sconforto dei cittadini nei confronti della giustizia. Mai come oggi il cittadino avverte che “l’ingiustizia è relativamente facile da sopportare: quello che proprio brucia è la giustizia (Menchen) “ processi lunghissimi e costosi ed alla fine spesso la giustizia si rivela ingiusta, unicamente per le parti. E’ necessario che, il Guardasigilli, proceda con il piano straordinario per la riduzione del contenzioso civile attraverso la presentazione di un disegno di legge, che mira a “ridurre, con effetti durevoli, il contenzioso pendente, nel comune obiettivo di rendere il sistema giudiziario civile italiano finalmente all’altezza delle grandi democrazie occidentali”. L’emendamento 48.0.1000 alla manovra economica ritirato, giustamente dal Ministro Alfano, è stato fatto non perchè la “classe ha rumoreggiato” ma per presentare un progetto più articolato mediante un disegno di legge dove i giudici civili pur restando sempre protagonisti della deflazione dei processi pendenti demanderanno agli Organismi di Conciliazione pubblici e privati sotto sorveglianza del Ministero della Giustizia quelle cause ritenute per materia risolvibili con figure altamente professionalizzate sia dal punto di vista della qualificazione di appartenenza che da quello dell’esperienza. Chi vuole la rottamazione di avvocati, ex avvocati, ex notai, ex giudici onorari, cancellieri, ex magistrati anche amministrativi e contabili, per diritto già conciliatori specializzzati? Ma i giudici oggi non si servono già di ausiliari (C.T.U., periti, curatori ecc) spesso incompetenti, incompatibili, corruttibili e non imparziali, che influiscono, forse anche negativamente nelle loro decisioni? Al contrario! – afferma PECORARO – il consenso sulla conciliazione volontaria, demandata e/o obbligata, si fa largo e sta avendo sviluppi inaspettati. Drastica riduzione di presentazione di domande giudiziali e sensibile aumento di procedure conciliative – più del 40% delle controversie oggi passano attraverso organismi di conciliazioni o commissioni conciliative paritetiche, un segnale forte che i cittadini stanno dando al Ministro di continuare su questa strada. Il no già deciso, viene dai vertici degli ordini professionali, in particolare quello degli avvocati, coinvolti nel progetto del Ministro. Come mai e perchè, questi vertici sono contro i propri o ex iscritti? Si stanno dando giudizi sulla conciliazione – dice PECORARO – senza la presenza delle parti e senza tener conto che in questa fase è necessario “far coniugare quantità e qualità dei procedimenti pendenti al fine di evitare un disastroso co! llasso della giustizia già in atto. E’ previsto dalla Costituzione il diritto ad avere giustizia “in tempi brevi”, e ben vengono, dunque, le nuove figure professionali , definiti “ausiliari-mediatori”, citati nell’emendamento, che ci auguriamo sarà reiterato nel nuovo progetto del Ministro Alfano. Sono solo le “proposte” dell’ausiliario-mediatore, che possono condurre ad una decisione da parte del giudice naturale ad una sentenza rapida. Proposta, che il conciliatore può già avanzare alle parti, durante il procedimento di conciliazione, così come previsto dal comma 1 dell’articolo 11 del D. Leg.vo n. 28/2010.
Un’ultima domanda si impone: perchè, taluni, vogliono lasciare irrisolti tutte le questioni per snellire i tempi di giudizi? E’ davvero strano questo atteggiamento, ma, ancora più strano è il silenzio degli altri organismi, come camere di commercio, ordini professionali, CONSOB, banca d’Italia.
Ufficio stampa – Giornalista
A.BOVE