Roma, 14 gen. (fonte Labitalia) – Nasce a Roma l’associazione ‘Le professioni per l’Italia’. “Proprio perché medio – ha dichiarato il presidente dell’associazione, Maurizio De Tilla – è anche il gruppo più popoloso e da qui deriva la particolare importanza politica di questa classe sociale che comprende il segmento produttivo delle libere professioni, delle piccole e medie imprese, dei lavoratori autonomi”. “All’interno del ceto medio i professionisti sono quelli che più hanno risentito della grave crisi economica e finanziaria che stiamo attraversando”, ha continuato De Tilla, che propone una via d’uscita politica a questa situazione: “Il ceto medio si deve unire politicamente contro i poteri forti”. Secondo i dati dell’Adepp (associazione enti previdenziali privati), le categorie professionali italiane negli ultimi cinque anni hanno visto una contrazione del 20% dei loro redditi. “Per risolvere i problemi della politica bisogna cambiare musica, spartito, vecchi musicisti e direttore di orchestra – ha dichiarato il vicepresidente del Movimento, Domenico Petrone – e sarebbe opportuno aggregare sinergicamente professionisti e competenze eccellenti per affrontare e uscire fuori dai problemi, unire le forze di persone, al di fuori di condizionamenti politici. Fornendo il contributo con progetti specifici settoriali, proposte di legge, abrogazione di regolamenti e burocrazie assurde, innovazioni tecnologiche e strutturali”. Secondo Anna Maria Ciuffa, vicepresidente vicario del Movimento, “i soggetti maggiormente a rischio sono i giovani”. “Per loro – ha avvertito – non si fa nulla. Molti giovani professionisti sono disoccupati. Fortemente critica, poi, è la situazione delle donne. Nella realtà non si portano avanti politiche serie per le pari opportunità nel mondo del lavoro”.”Le categorie più colpite, oltre alle piccole e medie imprese – ha illustrato De Tilla nel suo intervento – e al lavoro autonomo, sono stati avvocati e notai con l’11%, ma le cose non vanno meglio per l’area tecnica di geometri, periti e biologi o per quella economica e sociale rappresentata da giornalisti, commercialisti e ragionieri che hanno perso il 5%. Si rilevano con sempre maggiore intensità – ha aggiunto – segnali di difficoltà relativi a livelli di consumo, capacità di risparmio, ammontare del patrimonio, comparando dati per classi sociali, tipi di famiglia, età. Oggi, in presenza di un welfare squilibrato a favore dei padri come quello italiano, quasi solo chi può contare su una famiglia sufficientemente robusta riesce a gestire la fase iniziale e più precaria di carriere appetibili, a restare nel ceto medio o a diventarlo”. A complicare la situazione sono state inoltre le manovre economiche che si sono susseguite negli ultimi due anni. “La forte pressione fiscale, le liberalizzazioni selvagge, gli attacchi della stampa e dei mass media, l’impropria qualificazione come caste delle componenti professionali e imprenditoriali, le prospettate azioni di esproprio nei confronti della previdenza privata – ha ribadito Di Tilla – costituiscono fondate ragioni di malcontento se non di rivolta”. “Dai discorsi degli esponenti della politica – ha fatto notare – si avverte che la fascia di elettorato moderato non è più rappresentata politicamente. Il ceto medio pone delle domande sulle prospettive di vita e di lavoro. Ma non riceve alcuna risposta della politica”. Ecco perché per il presidente del movimento ‘Le professioni per l’Italia’ chiama a un nuovo e ritrovato protagonismo politico: “La reazione del ceto medio non deve tardare per un radicale rinnovamento della politica, gettando le basi per la creazione di una nuova classe dirigente”.”Il ceto medio e segnatamente i professionisti e i piccoli e medi imprenditori – ha ricordato Maurizio De Tilla – devono uscire dal torpore e dall’inerzia, liberandosi da un pessimismo strisciante sul proprio futuro e rimettendosi nuovamente in gioco. Il ceto medio è ancora detentore di un capitale sociale e culturale. Crede fermamente nella legalità del Paese, nello Stato di diritto, nella lotta alla criminalità organizzata, nella lotta alla speculazione di ogni tipo e, soprattutto a quella finanziaria, nel dovere civico di abbandonare qualsiasi istanza di clientelismo e assistenzialismo”. “Per affrontare il necessario cambiamento – ha concluso De Tilla – è giunto il momento di riorganizzare i corpi intermedi all’insegna di una iniziativa che coinvolga professionisti, imprenditori, intellettuali ed espressioni della società civile. L’associazione ‘Le professioni per l’Italia’ presenterà elaborati e proposte alle forze politiche impegnate nella prossima tornata elettorale”.
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- Articolo pubblicato:17 Gennaio 2013
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